Accipe baculum

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Si tratta solo di un «piccolo, grazioso» oggetto -come lo ha definito Benny Lai- ma il suo ritorno dopo cinquant’anni esatti di pensionamento non è passato di certo inosservato.

Il bastone del comando, anche detto scettro, è l'insegna propria del Camerlengo e viene da lui assunto nei periodi di vacanza della Sede Apostolica, ovvero in occasione di morte o assenza temporanea del Romano Pontefice. Esso viene consegnato dal Papa al Camerarius all’interno di una breve cerimonia, scandita da un protocollo ormai secolare. Dopo aver prestato giuramento dinanzi al Pontefice e alla Camera Apostolica di cui è il reggente, il Camerlengo riceve dal Papa il simbolo del proprio potere con le parole “accipe baculum in signum iurisdictionis et autoritatis in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti”. Quindi, rivolgendosi al Vice Camerlengo, “et tu accipe baculum et esto Vice Camerarius de consensu Domini nostri Papae”, gli affida la custodia del bastone. Lo scettro ritorna nelle mani del cardinale Camerlengo durante la Sede Vacante e, almeno fino al 1878, la consegna si svolgeva secondo un preciso rituale. Così lo descrive Niccolò del Re: 
Il giorno della prima congregazione generale, il governatore di Roma* decaduto dalla sua carica in seguito alla morte del Romano Pontefice, si presentava al Sacro Collegio riunito nella Sala dei Paramenti in Vaticano per rimettere nelle mani del cardinale Camerlengo il bastone del comando e conoscere in pari tempo la decisione, presa mediante votazione, circa la sua conferma nella carica di Vice Camerlengo. Se veniva confermato, prima di consegnare il bastone al cardinale Camerlengo, prestava giuramento dinanzi al Sacro Collegio. 
* Fino al 1870 la carica di Vice Camerlengo di Santa Romana Chiesa era unita a quella di Governatore di Roma. Il Governatore era un prelato che, svolgendo attività di prefetto e magistrato, costituiva la massima autorità civile dell' Urbe.

Per quanto riguarda l’oggetto in sé, possiede una foggia ben delineata e tradizionale, che così viene descritta dal Moroni nel suo Dizionario
Esso è lungo circa tre palmi, foderato di velluto cremisi con due fregi di metallo dorato nelle estremità, e cordone con fiocchetto dello stesso colore intarsiati in oro
Conservato nei locali della Camera Apostolica presso il Cortile di San Damaso sotto la custodia del Vice Camerlengo, è collocato in un astuccio di marocchino rosso riportante le armi di Benedetto XV, sotto il cui pontificato è stato realizzato dalla Ditta Tanfani e Bertarelli, storica bottega romana situata nei pressi della Minerva. La descrizione della foggia attuale è invariata rispetto a quella del Moroni, noi ci limitiamo ad aggiungere che sotto il pomo inferiore è riportata in una fascetta la scritta " S R E CARDINALIS CAMERARIUS".

In occasione del suo riutilizzo, secondo alcune indiscrezioni voluto dallo stesso card. Bertone, in molti lo hanno notato e, soprattutto sui giornali, sono comparse numerose definizioni, talvolta errate, di questa vetusta insegna. Come abbiamo visto, lo storico nome di questo significativo oggetto è baculum, la cui migliore traduzione italiana è bastone del comando, e quindi scettroPer quanto riguarda il termine ferula, esso non è mai stata utilizzato in passato e non risulta attribuibile poichè non indica la funzione del bastone quanto piuttosto la sua forma. Sostanzialmente errata è invece la dicitura di virga rubea, infatti con questo nome si indicava l'insegna dei maestri ostiari, chierici della famiglia pontificia addetti alla croce papale, a cui spettava un "bastone lungo due palmi rivestito di velluto cremisi con finiture d'argento", quindi simile nella foggia al baculum del Camerlengo. 


Circa il suo utilizzo, risulta che fino al 1922 sia stato sempre assunto dal camerlengo. Pacelli nel '39 sembrò interrompere la tradizione non facendone uso, come anche del martelletto argenteo con cui si constatava formalmente la morte del Pontefice. Sia nel 1958 che nel '63 invece, l'anziano camerlengo Aloisi Masella ne riprese l'utilizzo. Il suo attaccamento per il baculum era "quasi morboso" e il porporato si aggirava per le stanze vaticane armato di questo piccolo scettro che, osservò ridendo Cicognani: "non abbandonava mai, lo portava con sè anche durante i pasti, poggiandolo su una sedia lasciata appositamente libera accanto a lui". Nei conclavi del 1978 anche il cardinale Villot non volle servirsene, suscitando il disappunto dell'anziano decano Confalonieri che si aspettava che "da buon francese" il Camerlengo l'avrebbe utilizzato. Stessa sorte nel 2005 per il baculum, camerlengo questa volta il cardinale Martinez-Somalo, l'insegna rimase nella sua custodia. 



1 commento:

  1. Grazie per questa pagina, ho potuto notare (con grande emozione) mio nonno nello scatto del Camerlengo Aloisi Masella. Mio nonno ne fu segretario personale e nella foto è visibile alla sinistra del Cardinal Masella, in livrea nera con papillon bianco.

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